L’antica Etruria, chiamata anche Tuscia, si estende su circa 3.600 chilometri quadrati tra Roma, la Toscana e l’Umbria. E’una terra integra e accogliente, con spazi aperti e incontaminati borghi medievali. Ovunque, dai monti al mare, si possono ammirare gli splendidi esempi di un immenso patrimonio monumentale, unico e irripetibile, con una miriade di necropoli etrusche, rovine romane, castelli, chiese e palazzi che rivelano l’importante evoluzione culturale e artistica vissuta da questa terra nel corso dei secoli. In età Romana divenne parte della Regio VII Etruria ed in epoca tardo-antica cominciò a diffondersi il nome di Tuscia, usato poi ampiamente anche nel Medioevo. Il termine Etruria rimase comunque in uso anche nei secoli successivi.
Il lago di Vico, nei pressi di Ronciglione e foreste dei Monti Cimini, è un lago di origine vulcanica, circondato da alberi di nocciole che sono da secoli la ricchezza della zona, è la più “naturale” di questa parte del Lazio, ed è protetto da una vasta riserva naturale. Esso vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani, con i suoi 507 m.s.l.m.. È circondato dal complesso montuoso dei Monti Cimini; in particolare, il lago è cinto dal monte Fogliano (965 m) e dal monte Venere (851 m). Bei sentieri a piedi, in bicicletta, o a cavallo zigzagando nell’area protetta. Qui potete praticare il “birdwatching”, nelle cabine o in canoa, per avvicinarsi in silenzio assoluto nei canneti dove si possono ammirare germani reali, alzavole, mestoloni e altri numerosi uccelli o, anche, in estate fare un bel bagno nella freschezza delle sue acque.
Il vulcanismo del Lazio regala manifestazioni endogene anche spettacolari sotto forma di sorgenti di acqua calda, è il famoso Bullicame di Viterbo, menzionato anche da Dante, con acqua superiore ai 60 gradi. Oggi, oltre ai trattamenti vari, troverete vari centri benessere per chi sta cercando di disintossicarsi, combattere lo stress e coltivare la bellezza. L’area termale di Viterbo si integra con le montagne verdi dei Cimini, la riserva naturale del lago, dove si può godere della serenità e di tutti i benefici di un bagno caldo. La sorgente del Bullicame è documentata fin dal primo Medioevo, quale punto di passaggio lungo la Via Francigena. In particolare nell’itinerario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, essa rappresentava la VI tappa (Mansio) in uscita da Roma.
Bomarzo, borgo del Lazio alle falde del Monte Cimino, possiede un’opera unica al mondo, la Villa delle Meraviglie, chiamata anche Sacro Bosco, spesso definito Parco dei Mostri. Venne progettato dal principe Vicino Orsini e dal grande architetto Pirro Ligorio nel 1552. lI parco, pur inserendosi a pieno titolo nell’erudita cultura architettonico-naturalista del secondo Cinquecento, costituisce un unicum. I raffinati giardini all’italiana sono realizzati su criteri di razionalità geometrica e prospettica. con ornamenti quali le ampie terrazze, le fontane con giochi d’acqua e le sculture manieriste. Il principe di Bomarzo si dedicò alla realizzazione di un eccentrico “boschetto” facendo scolpire nei massi di peperino, affioranti dal terreno, enigmatiche figure di mostri, draghi, soggetti mitologici e animali esotici.
Il Sacro Bosco, non rispettando le consuetudini cinquecentesche, si presenta come una soluzione irregolare; i diversi elementi sono tra loro svincolati da qualsiasi rapporto prospettico e non sono accomunati da coerenza di proporzioni. ll tutto è inventato con criteri iconologici che sfuggono anche ai più appassionati studiosi, autentico labirinto di simboli che avvolge chi si addentra fisicamente o intellettualmente. Questi i motivi che hanno ispirato molti artisti del tempo, come Annibal Caro, Bitussi e il Cardinal Madruzzo. ln seguito alla morte di Vicino Orsini, nessuno si curò più di questo luogo che dopo secoli di abbandono è stato rivalutato da intellettuali e artisti come Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dali, Mario Praz e Maurizio Calvesi, qui la finzione scenica è travolgente.
Villa Lante, a pochi km. di distanza da Ronciglione a Bagnaia (VT) è sicuramente una delle perle dei tesori d’arte d’Italia. Con il suo parco che si estende per circa quattro ettari, è stata costruita alla fine del 4° secolo, ma raggiunse il suo periodo trionfiale con l’attuazione del suo “giardino” di Jacopo Del Duca intorno al 1560. Si tratta di una serie di splendidi edifici, fontane e tre terrazze monumentali in progressione fino ad un’altezza di 16 metri. Nel 2011 è stata votata come: “Parco più bello d’Italia”. Nel 2014 viene rilasciata una moneta celebrativa in argento dal valore di 5 euro, inserita nella serie “Ville e giardini d’Italia”. Pur in mancanza di documentazione contemporanea, l’ideazione della villa è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola.
Palazzo Farnese, domina la cittadina di Caprarola, è stato costruito da Jacopo Barozzi, così chiamato il Vignola, e commissionato da Papa Farnese Paolo III. La pianta dell’edificio, progettata da sezioni pentagonali, era la residenza della famiglia, per gli ospiti e per il pubblico per i ricevimenti vari. Il cortile è un cerchio perfetto e la bellissima Scala Regia di forma ellissoidale, al fine di consentire l’accesso anche ai carri sino ai piani superiori. Tutte le stanze interne sono riccamente affrescate e arredate e ognuna ha un suo nome: Giove, Primavera, Solitario, fino a trovare quella che esalta la Casa Farnese, la Sala dei Fasti Farnesiani. – Telefono: +39 0761 646052
e-mail: drm-laz.palazzofarnese@cultura.gov.it
Viterbo, ha una grande area centrale con le mura della città medievale, circondata da quartieri moderni, tranne che nel sud-ovest, in cui si trovano i siti archeologici e termali (necropoli di Castel d’Asso, fonte del Bullicame). Viterbo è conosciuta come la “Città dei Papi”, infatti, nel XIII secolo, il papato è stato insediato per circa 24 anni ed il Palazzo dei Papi di Viterbo ha ospitato inoltre l’elezione di diversi papi e anche la loro vita quotidiana. La città sorge a 326 metri sul livello del mare, con una superficie di 406,23 km², che la pone al secondo posto tra i comuni del Lazio, all’interno di un ampio falsopiano, situato sulle prime pendici settentrionali del Monte Palanzana. (Vetèrbe in dialetto viterbese) conta 66 312 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia nel Lazio settentrionale, nota anche come Tuscia Viterbese.
Civita di Bagnoregio, abitata da una decina di persone e situata in posizione isolata, è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965[1]. Il ponte può essere percorso soltanto a piedi, ma recentemente il comune di Bagnoregio, venendo incontro alle esigenze di chi vive o lavora in questo luogo, ha emesso una circolare in cui dichiara che, in determinati orari, residenti e persone autorizzate possono attraversare il ponte a bordo di cicli e motocicli. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora oggi, rischiando di far scomparire la frazione, per questo chiamata anche “la città che muore”, Civita di Bagnoregio venne fondata 2500 anni fa dagli Etruschi.
All’antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta detta di Santa Maria o della Cava, costituisce l’unico accesso al paese. La struttura urbanistica dell’intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale. Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita, specialmente nella zona detta di San Francesco vecchio; infatti nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco vecchio è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca. Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca.